A dirla così sembra banale, ma prima di trasferirsi bisogna avere un posto dove andare a stare. Mica si può andare a vivere sotto un ponte, ma nemmeno in hotel per più di qualche giorno, bisogna trovare un posto adatto alle proprie esigenze, non troppo lontano da dove si andrà a lavorare, e che costi il giusto una cifra ragionevole, ossia che sia sostenibile e che comunque ti garantisca un soggiorno decente. Semplice, no?
Adatto alle proprie esigenze è un concetto che a Parigi è meglio dimenticare molto presto, o quantomeno ridimensionare parecchio: prendi le tue esigenze, dividile a metà, dopo un primo bagno di realtà sui siti specializzati dividi ancora per tre o quattro, di quel che rimane scegli una sola stanza. Ecco cosa ti puoi permettere.
Scordati di affittare qualcosa da solo: anche per avere un monolocale microscopico (ne ho visti di 9 metri quadri) non basta avere un lavoro, ma devi mostrare almeno tre buste paga, avere un conto in una banca francese (che ovviamente non ti danno se non hai un lavoro e un alloggio francese) e caldamente consigliato un garante francese, ossia qualcuno che si impegna a pagare se non paghi tu. In ogni caso un monolocale (che chiamano studio) di 15-20 metri quadri in città ti costa almeno 7-800 €. Più le spese. Quindi tocca accontentarsi e cercare una stanza in colocation, o in sous-location, sperando di non doverla dividere con una o due persone, e non dover convivere in un appartamento con 4, 5, 6…10 persone!.
La mia sede principale di lavoro si trova non lontano dal centro di Parigi, a nord-ovest, quindi mi sono messo a cercare una stanza non troppo lontana da quella zona perché altrimenti la mattina mi sarebbe toccato sorbirmi una trasferta di oltre un’ora; non troppo vicina perché altrimenti avrei dovuto spendere troppo. Il panorama che mi presentavano i soliti siti specializzati era desolante: stanze accettabili lontanissime in culo ai lupi, o stanze talmente care che tanto valeva starsene a casa in Italia, o ancora posti talmente brutti che hai paura di prendere qualche malattia. La gente riesce veramente a ricavare degli spazi in zone impensabili e metterle in affitto: ho visto letti in corridoio, letti in bagno, amache in soffitta o tuguri in cantine senza finestre! La più carina era una stanza in una casa galleggiante lungo la Senna a un’ora e trequarti dall’ufficio… ammetto che sono stato molto tentato.
In ogni caso se trovi qualcosa di interessante devi essere svelto e contattare l’offerente immediatamente e se ti risponde sai che comunque dovrai andare a visitare la stanza, ma non sarai tu a decidere se ti va bene o no, sarà il proprietario di casa a scegliere tra i numerosi richiedenti chi gli aggrada. Se ti risponde.
Dopo una decina di giorni di ricerche infruttuose il mio morale era sceso a livelli molto molto bassi e nemmeno la mia amica Denise che vive a Parigi da diversi anni e che mi ha supportato durante le ricerche con idee e consigli riusciva più a tirarmi su… e poi l’illuminazione! Santa Denise mi scrive: “Che scemi, non abbiamo cercato su Facebook: è pieno di gruppi di italiani che vivono a Parigi e spesso c’è gente che cerca o offre casa!”. Non aveva finito di scrivermelo che già avevo chiesto l’iscrizione a tutti i gruppi con le parole “Italiani” e “Parigi” nel nome. Nel primo gruppo in cui sono entrato ho scritto una richiesta di poche righe e BAM! nel giro di nemmeno cinque minuti mi ha risposto un ragazzo che ha un appartamento nello stesso quartiere del mio ufficio, che dai primo Febbraio ha una stanza vuota, e mi chiede una cifra ragionevole. Dieci minuti dopo eravamo già d’accordo.
Domenica 2 Febbraio prenderò un aereo la mattina presto, arriverò in appartamento e sistemerò le mie cose, e Lunedì mattina in ufficio il capo mi aspetta.
Shit happens, come non perde occasione di ricordarmi il mio caro amico Christopher. Ma a volte capitano anche i colpi di culo. Certo che se mi si risparmiavano i dieci giorni di agonia persi in ricerche vane ero pure più contento…