Ma quando parti?

Ebbene sì: parto. Vado via per un po’, o forse per tanto, magari per sempre. Cambio vita, cambio lavoro, cambio casa, cambio città… vado proprio via! Me ne vado a Parigi. Almeno queste sono le intenzioni.

Un caro amico vive e lavora a Parigi da diversi anni. Lui viene dall’Argentina, che ha lasciato prima che implodesse e diventasse una Repubblica delle banane. Da bravo argentino, dato che come molti ha origini italiane, ha impacchettato le sue cose e i suoi affetti ed è venuto in Italia. Il destino ci ha portato a lavoratore insieme, a fare anche diverse cose insieme io lui e altri amici, cose che non vi sto a raccontare altrimenti non finiremmo più (magari un giorno…). Poi se n’è andato, “prima che l’Italia faccia la fine dell’Argentina” predisse (non sbagliando poi di tanto) e si trasferì in Francia mentre noi diventavamo un’altra repubblica delle banane. Ci siamo visti e sentiti ancora per qualche anno, poi succede un po’ come per i compagni di scuola: ci si giura amicizia eterna ma poi la vita ci tira per la maglietta e ci porta ognuno per la sua strada e altre persone, altre storie riempiono i buchi.

E invece no, in un modo o nell’altro se si vuole si resta in contatto. Magari grazie all’aspetto goliardico dell’amicizia che ci permette di continuare a scambiarci cazzate in una chat col telefono, con tempi di risposta a volte siderali, comunque si rimane amici. Diceva un tizio: “L’amicizia non cancella le distanze tra gli esseri umani, ma le rende vivibili.”

Ed è proprio in una di queste occasioni che il nostro ci chiede se conosciamo qualcuno per coprire alcune posizioni lavorative lì oltr’alpe, perché qualcuno che faccia il nostro lavoro che abbia un po’ di esperienza non si trova facilmente. Io ci penso un po’, ma non mi viene in mente nessuno da consigliargli. A parte me.

- Mandami il CV
- Quando si inizia?
- Settimana prossima

A volte bastano pochi secondi per cambiare tutto.

Ed ecco che finalmente siamo arrivati alla domanda iniziale: “Ma quando parti?”, che ormai sta diventando “Ma parti o no?”, qualcuno addirittura mi ha salutato con un “Già tornato?” Gli amici più stretti non appena sono sembrato più sicuro sulla data di partenza mi hanno addirittura fatto una festa a sorpresa per salutarmi. E invece sono ancora qua: “settimana prossima” era un filino troppo ottimistico . Pare che il mio futuro datore di lavoro sia noto per non avere fretta in queste cose, poi una volta accordati bisognerà trovare una casa e fare tutte le cose che quelli bravi e organizzati fanno quando vanno a stare a mille kilometri di distanza, dove parlano un’altra lingua e non hanno il bidet.

Comunque parto. Ormai ho deciso. Non ho più preso nuovi lavori, sto consegnando le ultime cose ai miei clienti, sto vendendo l’attrezzatura, tiro giù la saracinesca e poi parto.

E quando arriverò lì, faranno bene ad aprimi!

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